L’ispirazione di Galliano per Dior mi è piaciuta poco: non amo quella moda che si rifà all’India, alla Russia, troppo ricca da sultano del Brunei a spasso per via Montenapoleone.
La lezione di Chanel, di togliere invece che aggiungere sempre qualcosa da un abito, è il mio primo comandamento.
Però i signori orientali sono i soli che forse continuano a comprare quindi va bene, perché oltre la scelta di soddisfare un preciso target, c’è stata creatività, sperimentazione, quel che da una grande casa di moda ci si aspetta: sempre, tranne ormai da Gucci e italian company varie. La prima parte della sfilata, poi, assolutamente eccellente: silhouette perfette, tessuti innovativi, texture originali e, i capispalla, always notevolissimi.
La testa di Galliano si esprime bene nei suoi assoli. John è un artista molto razionale “anche se non si direbbe” e per questo può disegnare per Dior.
Lo stesso vale per Karl.
Lo stile di Martin mi piace sempre … questa volta doppiamente. Margiela è un artista. Ci ricorda come la moda è anche arte, questo è necessario ed è l’unico che lo sa/ppia fare.
Junya Watanabe è un altro genio completo che “comprendo” benissimo sconosciuto alle masse per fortuna.
Viktor & Rolf fanno una moda concettuale divertente irriverente a metà percorso tra Martin e Galliano.
Grandi innovatori, la prima sfilata online (solo online) è stata la loro.
Christian Lacroix e Hussein Chalayan: due collezioni insindacabilmente al di sotto degli standard, loro personali.
Pure Givenchy ma per questa volta mi fermo alla penultima uscita e faccio riposare occhio e lingua.
Stella McCartney … è la figlia di Paul. Fai “quella semplice” ma hai da dire niente.
Sorpresa Haider Ackermann.
Ennio Capasa: hai fatto una collezione orrenda per difetto. Nasconditi che sei diventato una salsiccia cinese, czzo ridi con la testa obliqua?
Concludiamo in "extreme beauty ... ( in Vogue" - la bellezza in mostra a Palazzo del "Razocinio" a Milano fino al 10 maggio) ... una nuvola "bianca" per
La lezione di Chanel, di togliere invece che aggiungere sempre qualcosa da un abito, è il mio primo comandamento.
Però i signori orientali sono i soli che forse continuano a comprare quindi va bene, perché oltre la scelta di soddisfare un preciso target, c’è stata creatività, sperimentazione, quel che da una grande casa di moda ci si aspetta: sempre, tranne ormai da Gucci e italian company varie. La prima parte della sfilata, poi, assolutamente eccellente: silhouette perfette, tessuti innovativi, texture originali e, i capispalla, always notevolissimi.
La testa di Galliano si esprime bene nei suoi assoli. John è un artista molto razionale “anche se non si direbbe” e per questo può disegnare per Dior.
Lo stesso vale per Karl.
Lo stile di Martin mi piace sempre … questa volta doppiamente. Margiela è un artista. Ci ricorda come la moda è anche arte, questo è necessario ed è l’unico che lo sa/ppia fare.
Junya Watanabe è un altro genio completo che “comprendo” benissimo sconosciuto alle masse per fortuna.
Viktor & Rolf fanno una moda concettuale divertente irriverente a metà percorso tra Martin e Galliano.
Grandi innovatori, la prima sfilata online (solo online) è stata la loro.
Christian Lacroix e Hussein Chalayan: due collezioni insindacabilmente al di sotto degli standard, loro personali.
Pure Givenchy ma per questa volta mi fermo alla penultima uscita e faccio riposare occhio e lingua.
Stella McCartney … è la figlia di Paul. Fai “quella semplice” ma hai da dire niente.
Sorpresa Haider Ackermann.
Ennio Capasa: hai fatto una collezione orrenda per difetto. Nasconditi che sei diventato una salsiccia cinese, czzo ridi con la testa obliqua?
Concludiamo in "extreme beauty ... ( in Vogue" - la bellezza in mostra a Palazzo del "Razocinio" a Milano fino al 10 maggio) ... una nuvola "bianca" per
S O R V O L A R E
Ho disegnato criticamente dal latino, sottocategoria verbale: analizzare/scritto la moda. E un "ennio" alimento malsano cinese con l’involucro fatto in Italia come le borse di Prada.
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